martedì 31 maggio 2011

In aereo.

... Si avvicina leggermente, proponendomi uno sguardo complice. «Se posso darle un consiglio, non dia ascolto a chi le dice che alla lunga ci si abitua: prenda l’aereo solo se strettamente necessario.»
«È una questione di forza maggiore!» rispondo ravviandomi i capelli «Sono stata invitata da mio fratello e non ce l’ho fatta a dire di no. Dunque, eccomi qua, pronta a sacrificarmi per la famiglia!»
«Eh già. Quando ci sono di mezzo gli affetti, ci si ritrova con una pistola puntata alla tempia. Difficile trovare un’alternativa valida.»
Mentre parla, noto che la palpebra destra gli trema impercettibilmente. Dev’essere un tic, quando sono sotto stress capita anche a me, soprattutto in prossimità di un esame.
«Capisco cosa intende, anche se non la metterei giù così dura. In ogni caso ormai è troppo tardi per i ripensamenti!» chioso, cercando di mantenermi disinvolta.
«Vero. A questo punto ci siamo!» conviene guardandosi attorno «Tra poco si rulla!»
 
 
Tratto dalla raccolta di racconti "Le inclusioni del diamante", di Andrea Barillà, edito da CIESSE Edizioni.

lunedì 30 maggio 2011

Amnesia.

... Un’idea semplice e risolutiva si fece largo nella mente: il cronocellulare. Sollevò la manica della camicia, tirando un sospiro di sollievo nel vedere il Panasonic saldamente assicurato al polso. Sfiorò l’icona della rubrica con l’indice, ma la traboccante speranza fu spazzata via, quando prese atto che nessun numero risultava registrato.
D’istinto, mosse la mano verso la tasca dei pantaloni e sentì la rassicurante presenza del portafoglio. Lo estrasse e, già da chiuso, notò un mazzetto di banconote che faceva capolino dai bordi in pelle staminale pregiata. Lo aprì, constatando che oltre ai contanti, una piccola fortuna, il portamonete conteneva una tessera multifunzione. La faccia nella fotografia tridimensionale apparteneva senza dubbio al tizio della vetrina, il cui nome risultava essere Alfonso Soriani, di professione ‘Guida spirituale’.
 
 
Tratto dalla raccolta di racconti "Le inclusioni del diamante", di Andrea Barillà, edito da CIESSE Edizioni.

domenica 29 maggio 2011

Internet.

... Entrò nella pagina principale riguadagnando in un lampo l’eccitazione precedente. Il monitor tradusse il codice binario nella presentazione del centro. All’interno di una cornice composta di istantanee mostranti prati in fiore, cascate spumeggianti, morbide colline, facce distese e sorridenti, era inserita una descrizione della struttura, come pure dei servizi offerti. A tre quarti dell’introduzione veniva citato G. V. – classe 1962, milanese – quale fondatore benemerito e direttore della clinica privata: la migliore in Europa in termini di efficacia. Nome e cognome rappresentavano anche un collegamento ipertestuale. Sebastiano lo lanciò, provando la sensazione dell’arciere che ha appena scoccato la freccia diretta al centro del bersaglio. Quando comparve la foto dell’ideatore, sentì la pressione precipitare fino ai piedi. Per un istante la realtà si distorse ronzando e lui ringraziò di essere ancorato alla sedia.


Tratto dal romanzo "Sette giorni", di Andrea Barillà, edito da CIESSE Edizioni.

sabato 28 maggio 2011

Dopo sbronza.

... Al risveglio si chiese se per caso avesse trascorso la serata a un concerto di death metal: il cervello batteva contro il cranio nel tentativo di crearsi ulteriore spazio e le orecchie ronzavano incessantemente, come se avesse passato ore intere di fianco a un muro di amplificatori. L’emicrania però era di un genere diverso; non gli pareva di avere sognato, perciò doveva essere il classico mal di testa da sbronza intercontinentale.
Tentò di alzarsi. Comprese che l’operazione sarebbe stata più complessa del previsto. Si posizionò su un fianco, in attesa che le percussioni smettessero di proporre bis a iosa. Trascorsi cinque minuti si sentì meglio; quantomeno riusciva a tenere gli occhi aperti senza che aghi di luce li trafiggessero, simili a un tormento infernale.
Non rammentava nulla di quanto successo. I ricordi arrivavano fino al momento in cui aveva lasciato casa dei suoi, poi la strada asfaltata della memoria s’interrompeva innanzi a un precipizio nascosto da una coltre di bruma. Una bottiglia vuota giaceva sul pavimento, indizio impietoso di quanto accaduto. Doveva averci dato parecchio dentro, perché lui con le tapparelle sollevate non riusciva a dormire e in quel momento il bagliore invadeva la camera senza incontrare ostacoli. Concluse che, con ogni probabilità, una volta terminato il baccanale solitario si era trascinato sui gomiti fino al giaciglio, dove aveva perso i sensi.
Concesse una sbirciata al proprio corpo mantenendo immobile la testa; manovrare gli occhi verso il basso gli provocò una fitta di dolore, però gli permise di accertare che in effetti era ancora vestito di tutto punto.
Elementare, Watson. Chiamatemi aquila rossa, non per il piumaggio purpureo ma per la devozione al nettare degli dei.


Tratto dal romanzo "Antipodi", di Andrea Barillà, edito da CIESSE Edizioni.

venerdì 27 maggio 2011

Visita medica.

... «Inizieremo con un piccolo esame per verificare la capacità di eseguire un comando complesso. Si rilassi, metta il pollice destro sull’orecchio sinistro e tiri fuori la lingua.»
Leo effettuò la manovra sentendosi un alcolista pizzicato dalla stradale.
Ha capito che non sono un piedipiatti e me la fa pagare ridicolizzandomi.
La Ledesma raggiunse un mobiletto metallico, sopra il quale facevano bella mostra alcuni attrezzi del mestiere. Estrasse da un cassetto tre scatole rotonde dalle dimensioni di una candela tagliata a fette, le liberò dal coperchio e ne appoggiò una sul ripiano di acciaio. «Adesso le farò fiutare il contenuto di queste scatolette. Dovrebbe dirmi a cosa associa l’odore. Si tappi la narice destra.»
Terminata la frase, attese che effettuasse quanto richiesto, poi gli piazzò la scatola sotto il naso. L’aroma era decisamente familiare; lui diede fiato alle trombe per verificare se ci avesse azzeccato. «È caffè.»
La Ledesma non commentò e appoggiò la prima sorpresa sul lettino. «Adesso si tappi l’altra.»
La donna gli piazzò l’ulteriore scatoletta sotto la narice libera. L’odore si fece strada con prepotenza fino a lambirgli il cervello.
«Aglio!» esclamò come durante un gioco a premi. Lei non fiatò e depose anche la seconda sorpresa. Leo iniziò a temere che la terza contenesse guano fresco di giornata. Fortunatamente la specialista parve soddisfatta e non gli propose un’ultima sniffata. Raggiunse nuovamente il pianale degli arnesi per recuperare una sorta di penna, che accese e gli puntò contro l’occhio destro: a lui parve che stesse piantando uno stiletto direttamente nel nervo ottico.


Tratto dal romanzo "Antipodi", di Andrea Barillà, edito da CIESSE Edizioni.

L'incontro.

... Sebastiano varcò l’ingresso senza guardarsi indietro. Montando su per le scale, ebbe la sensazione di salire i gradini alla moviola. La gola era somigliante al cratere di un vulcano apparentemente sopito e la bocca sembrava ricoperta di un sottile strato di talco. Ogni percezione risultava distorta dai battiti del cuore, sordi e irregolari. Completata la prima rampa, udì la porta aprirsi e conobbe di nuovo la paura. Abbassò la testa e avanzò lentamente, fino a quando nella visuale irruppero le pantofole del dominatore dei suoi incubi.
«Buongiorno, signor Nai.»
Lui chiuse gli occhi immaginando se stesso pallido, smunto, quindi li riaprì e iniziò a farli scorrere lungo le gambe vestite di jeans, l’addome fasciato da un pullover grigio, il braccio teso nella più comune delle formalità. Cercò la forza necessaria per proseguire, centimetro dopo centimetro, in attesa di contemplare il volto del demonio, le zanne gialle e prominenti, gli occhi come forni crematori.
Quando accadde, Sebastiano restò di stucco.


Tratto dal romanzo "Sette giorni", di Andrea Barillà, edito da CIESSE Edizioni.

Gemelli.

... Solo allora si era reso conto che il gemello era rimasto zitto per tutto il tempo. Strano: Rocco possedeva la capacità innata di parlare nei momenti meno opportuni, oltretutto a sproposito. Con quel modo di agire insinuava il dubbio che avesse brevettato l’‘Uscita Fuori Luogo’ al fine di pagarsi gli studi. Più banalmente godeva nel metterlo in difficoltà, in particolare se c’era di mezzo una ragazza; l’unica storia importante che avesse vissuto, era andata in malora esclusivamente per colpa sua. Gli voleva bene, certo, non avrebbe potuto essere altrimenti. Non solo erano gemelli, eterozigoti teneva a sottolineare lui, ma a parte il legame biologico facevano tutto insieme, da sempre. Ciò nonostante, pistola alla tempia avrebbe ammesso che sì, Rocco era un grandissimo rompipalle.
 
 
Tratto dalla raccolta di racconti "Le inclusioni del diamante", di Andrea Barillà, edito da CIESSE Edizioni.

giovedì 26 maggio 2011

Miracolo.

... Luigi scosse la testa come per riprendersi da un colpo assestato alla mascella, cercando nel contempo di trattenere l’euforia manco fosse una leccornia da centellinare. «Ha detto di sì» bisbigliò alla fine.
«Cosa?»
«Quel posto sarà mio a partire da domani!»
Adesso Fausto lo guardava scettico, come se fosse l’ottava meraviglia del mondo comparsa dal nulla proprio lì, di fronte a lui. «Scusa, non credo di avere capito. Ti sei presentato da De Sanctis senza uno straccio di appuntamento, hai ottenuto udienza nonostante Iceberg, hai chiesto una promozione e lui ha risposto ‘va bene’?»
«Più o meno» confermò, appoggiando le mani sulla scrivania per contenere un malore imminente.
«È assolutamente incredibile» mormorò l’altro «Beh! Le congratulazioni sono d’obbligo! È evidente che te le meriti, ma conoscendo l’elemento ero pronto a porgerti le condoglianze! Sicuro di non avere sognato?»
 
 
Tratto dalla raccolta di racconti "Le inclusioni del diamante", di Andrea Barillà, edito da CIESSE Edizioni.

Sfida.

... Portò il contagiri in prossimità della zona rossa. La velocità gli donò una sensazione inebriante, un mix di estremo interesse e completa avversione nei confronti dell’ignoto. In fondo al rettilineo vide due minuscoli occhi verdi, che lo sfidavano in una gara contro il tempo. Ingranò la quarta e premette a tavoletta sull’acceleratore. Dalla direzione opposta giunse Michele, a una velocità più sostenuta del solito; i riflessi non erano quelli di un tempo (normalmente guidava con cautela, ‘come una cariatide’ avrebbe detto un fresco patentato), ma quel pomeriggio si era deciso ad azzardare un po’. Un decimo di secondo prima di attraversare l’incrocio, il semaforo scattò sul giallo; non avendo spazio per frenare, lui diede gas onde sgomberare il crocevia. Una vettura di piccola cilindrata vi entrò sbandando e svoltò a sinistra senza preoccuparsi di rispettare la precedenza, facendo stridere le gomme. Michele non fece in tempo né a rallentare né a sterzare di un solo grado.


Tratto dal romanzo "Sette giorni", di Andrea Barillà, edito da CIESSE Edizioni.

Thomas.

... Non era proprio la stessa cosa, concluse Thomas Henderson, sdraiato sul letto della pensione in cui aveva scelto di risiedere. Che fosse l’andazzo all’interno del paese, lo aveva capito fin dal primo istante. Sul momento adattarsi a ciò che offriva San Juan non gli era parso un problema insormontabile; l’obiettivo era incontrare Blanco, non raccomandare strutture ricettive ad amici e parenti. Tuttavia, adesso che osservava la piccola stanza, si rendeva conto di quanto gli mancasse la propria dimora, dalla quale si sarebbe potuta ricavare una decina di quei bugigattoli. A prescindere dalle abitudini, dalla riservatezza, dalla pace, casa sua era l’unico posto dove si sentisse pago come una cimice in un materasso. Sospirò puntando lo sguardo in direzione del bagno: sanitari ridotti all’essenziale, doccia con tenda plastificata, cestino per gli assorbenti. Niente vasca idromassaggio, niente poltrone di velluto verde, niente rubinetteria in oro zecchino.
Niente di niente.


Tratto dal romanzo "Antipodi", di Andrea Barillà, edito da CIESSE Edizioni.

mercoledì 25 maggio 2011

Nuovo contratto.

... Rimuginando, entrò nell’ufficio di Sartori, che lo guardò come se fosse un mendicante nel giorno fortunato. Il responsabile del personale lo fece accomodare alla scrivania ed espose il nuovo contratto a grandi linee, quasi non avesse davvero valore. Luigi lo sottoscrisse, realizzando che la quantità di denaro e benefici che avrebbe percepito non era sufficiente per alleviare le afflizioni della coscienza. A cosa serviva raggiungere una posizione di prestigio, se nessuno sembrava disposto a riconoscergliene il diritto? Provò il medesimo, incontenibile desiderio di rivalsa e con uno sforzo mostruoso lo ricacciò in fondo allo stomaco, evitando d’imporre la proprie ragioni su Sartori, che lo salutò trattenendo a stento il risentimento.

Tratto dalla raccolta di racconti "Le inclusioni del diamante", di Andrea Barillà, edito da CIESSE Edizioni.

G. V.

... «Ai tempi ero un giovane irresponsabile, senza ideali e ambizioni. Non che fossi viziato. I miei genitori erano all’antica e non avrebbero permesso che crescessi senza valori: semplicemente ritenevo che tutto mi fosse dovuto. Ero al primo anno di università e il mio obiettivo era superare il numero di esami sufficiente per posticipare la leva. Avevo da poco scoperto l’alcol, ma non ne ero dipendente; passavo intere settimane senza bere e non mi piaceva farlo da solo. Quel sabato avevo appena litigato con mio padre, che mi rimproverava gli scarsi risultati nello studio. Non era la prima volta che accadeva, tuttavia in quell’occasione la critica mi parve ingiusta. Dopo che se ne fu andato decisi di dargli un motivo valido per essere infuriato e scolai tre lattine di birra a stomaco vuoto. Quindi afferrai le chiavi della sua macchina nuova – una sportiva – e andai a fare un giro. La vettura era dotata di un motore potente ed elastico. Quanto tracannato fece subito effetto e io mi misi a correre, sedotto da come la spider rispondesse con prontezza ai comandi. Poi perdetti il controllo. Mi dispiace tantissimo.»

Tratto dal romanzo "Sette giorni", di Andrea Barillà, edito da CIESSE Edizioni.

Chico.

... Il trafficante sistemò il telefono nell’incavo del collo e prese nota del recapito. «Il tuo compito è terminato, torna pure al vecchiume. Anzi, prenditi una settimana di ferie, così eviterai di causarmi ulteriori danni. In fin dei conti sei il padrone dell’azienda, no? Metti uno schiavo a rispondere al telefono e piazzane un altro davanti alla porta a dispensare sorrisi. Adiòs.»
Chico concluse la telefonata pensando che, nonostante le evidenti rogne, dall’esperienza poteva trarre qualche insegnamento ragguardevole; la scuola non gli era mai piaciuta, ma l’istruzione che si riceveva rompendosi il grugno contro gli ostacoli della vita era un’altra cosa. La morale era che, se i proverbi si ostinavano a sopravvivere, non era per attribuire un significato agli anziani, rincoglioniti loro malgrado dagli anni.
Avrebbe fatto da sé. Avrebbe amputato l’estremità incancrenita, prima che la necrosi degenerasse in modo irrimediabile. Non si sarebbe trattato di una grossa privazione.


Tratto dal romanzo "Antipodi", di Andrea Barillà, edito da CIESSE Edizioni.

martedì 24 maggio 2011

Agguato.

... Stamani mi sono presentato sotto casa sua. Dopo che si è diretta al lavoro, ho aspettato con pazienza che l’impostore uscisse insieme ai figli. È occorsa una mezz’ora. Sono sceso dalla macchina, ho infilato in tutta fretta il portone e mi sono nascosto all’interno di una piccola nicchia situata di fianco all’ingresso del loro appartamento, che si trova al piano terra in una zona di scarsissimo passaggio. Nel raggiungere la tana improvvisata, ho notato che il custode aveva lasciato appeso alla guardiola un avviso, con cui rendeva noto che si sarebbe assentato per una ventina di minuti.
Era tutto perfetto. La fortuna dei probi.
Spalletteri è rientrato puntuale e ha inserito le chiavi nella toppa, senza alcuna esitazione. Ha aperto l’uscio a metà, quindi si è voltato felino, come in risposta a una premonizione.

Tratto dalla raccolta di racconti "Le inclusioni del diamante", di Andrea Barillà, edito da CIESSE Edizioni.

Il don.

... Preso atto della situazione, il don si lavò, si sbarbò alla meglio, consumò una colazione leggera e si vestì. Prima di uscire, si recò nel sottoscala del piccolo appartamento, recuperò la doppietta che aveva ereditato dal padre – della cui esistenza si era dimenticato – la caricò a pallettoni, la nascose sotto l’abito talare e uscì all’aperto. Quel giovedì era giorno di professione di Fede; raggiunta la parrocchia, s’infilò nel confessionale e appoggiò il fucile in piedi di fianco a sé, quasi fosse un chierichetto letale.

Tratto dal romanzo "Sette giorni", di Andrea Barillà, edito da CIESSE Edizioni.

Gli scagnozzi.

   ... Il segugio afferrò il cellulare, che si era messo a vibrare.
   «Ce l’avete?»
   «È capitato un imprevisto.»
«Che minchia dici!»
«Moreno ci ha preceduti e l’ha presa.»
L’apprendista vide la mascella del compagno serrarsi, mentre una serie di strepiti incontenibili fuoriusciva dal telefono.
«Lo abbiamo seguito fino al deposito dell’esposizione» proseguì il tirapiedi.
«Tenetelo d’occhio fino al mio arrivo. Da lì non deve muoversi.»
Subito dopo avere appoggiato il cellulare sul cruscotto, il segugio si rivolse al socio, che lo stava guardando con apprensione male occultata. «Tutto sommato l’ha presa bene. Ci sta raggiungendo.»
«Il capo?»
«Nooo, sua nonna!» ribatté scuotendo la testa: ogni tanto il tizio che gli avevano appioppato si dimostrava una palla al piede. Poi estrasse uno specchio da toeletta, lo appoggiò sulle ginocchia, infilò la mano in tasca, la fece uscire insieme a una bustina contenente polvere bianca, ne versò una piccola quantità sul vassoio di fortuna, la spezzettò alla meglio utilizzando la carta di credito, compose due strisce delle medesime dimensioni, recuperò la sempreverde banconota, l’arrotolò con precisione e, da ultimo, la inserì in una narice.


Tratto dal romanzo "Antipodi", di Andrea Barillà, edito dalla CIESSE Edizioni.

lunedì 23 maggio 2011

Il maggiordomo.

    ... Trasse un respiro profondo e si avviò verso il maniero, pensando che la madre avrebbe avuto meno da ridire circa le sue frequentazioni, se fosse venuta a conoscenza del contesto in cui si svolgeva la missione attuale. Prima di raggiungere il portico attivò il micro-registratore, nella speranza che Moreno non fosse così circospetto da accorgersi che indossava la stessa cravatta. Per non dire dell’abito. Come iniziò a montare sui gradini che separavano il verde fiabesco dalla costruzione favolosa, un tale travestito da pinguino ne uscì tutto impettito. «Il signor Ortega?»
  «In persona.»
«Benarrivato, signore. Il dottor Moreno la sta aspettando.»
La voce apparteneva a colui che poco prima gli aveva risposto all’interfono. Leo dovette trattenersi dallo scrutarlo in maniera sfacciata; non aveva mai visto un abbigliamento del genere, nemmeno appeso a una gruccia né aveva conosciuto essere umano provvisto di un portamento così sofisticato. Il pinguino lo fece accomodare senza guardarlo negli occhi; nell’alta società doveva essere considerato un gesto di sfida inammissibile. A lui parve una condotta al limite della maleducazione, d’altronde l’uomo svolgeva un onesto impiego per sbarcare il lunario. Decise di togliersi uno sfizio: lo sognava da una vita. Dopo che l’uccello marino ebbe serrato le inferriate, gli si piazzò davanti e si mise a fissarlo con insistenza. Il pinguino gonfiò ulteriormente il petto, portando le mani dietro la schiena per inserire il palo di ordinanza più a fondo nel sedere.

Tratto dal romanzo "Antipodi", di Andrea Barillà, edito da CIESSE Edizioni.

Il collega.

... «Nai! Non sono incappato in nessun maremoto, stamani.»
Sebastiano trasalì. Era il tono di voce intimidatorio di Querci.
«Buondì, Nazario» rispose proseguendo verso la scrivania. L’altro lo seguì guardandolo con disprezzo.
«Buongiorno un cazzo. Oggi è lunedì. Quale altra balla inventerai per pretendere lo stipendio e rubare l’aumento destinato ai veri giornalisti?»
Lui sospirò prima di voltarsi. L’aspetto di Querci era di un pugile suonato. Anche lui era sulla quarantina, era alto poco meno di Sebastiano e possedeva un fisico asciutto nonché robusto, salvo il ventre, testimone di una radicata passione per le bevande alcoliche. Il volto era una maschera di marmo, al cui interno trovavano posto gli occhietti perfidi e il naso spianato da una serie infinita di colpi ricevuti. Nazario aveva indossato i guantoni a livello dilettantistico, ma l’esperienza non aveva per niente contribuito ad attenuarne la rabbia. Come tutti i componenti della redazione, lui lo temeva e molto, perciò cercava di tenerlo a distanza; Querci, però, aveva individuato in Sebastiano il bersaglio ideale per dare sfogo alle frustrazioni.

Tratto dal romanzo "Sette giorni", di Andrea Barillà, edito da CIESSE Edizioni.

Il capo.

... «Walkers! Si può sapere dove diavolo eri finito?» lo accolse Mancini, la cornetta incollata all’orecchio «Quante volte te lo devo dire che prima di portare le chiappe dentro ti devi annunciare? Una volta o l’altra ti farò uscire dalla porta in volo! Come dice? Nossignore, non sto dicendo a lei, ci mancherebbe!» proseguì cianotico «Le posso assicurare che la situazione è sotto controllo. Affiderò immediatamente il caso al mio uomo migliore. È proprio qui, di fronte a me. Sissignore. Non dubiti. La terrò aggiornata.»
Il capo concluse la conversazione sfruttando l’innata capacità di trasformarsi in uno zerbino, caratteristica che gli era valsa, insieme ad altre virtù più dignitose, la poltrona che occupava da dieci lunghi anni.

Tratto dalla raccolta di racconti "Le inclusioni del diamante", di Andrea Barillà, edita da CIESSE Edizioni.