lunedì 13 giugno 2011

Disinganno.

... Il tempo d’inserire la freccia e aveva visto il miserabile sbaciucchiare con foga una donna. Presumibilmente era la proprietaria della seconda auto, la cui portiera era rimasta spalancata nell’impeto dell’incontro clandestino.
A quel punto aveva tirato diritto, sentendo la voce dell’infame assicurarle che si trattava della sorella e che, al solito, aveva frainteso. Un secondo dopo aveva percepito anche il lamento di una sirena; nello specchietto retrovisore era comparsa una volante, che a raffiche di abbaglianti le ordinava di accostare, prima che ci fosse bisogno di sparare alle gomme del macinino. Dopo i controlli di routine gli agenti l’avevano lasciata andare, consigliandole di bere una camomilla al bar che avevano appena superato.
Lei aveva ripreso il viaggio con le mani tremanti e una sensazione di disfatta sulle spalle. Una volta rincasata, aveva telefonato in studio per riferire ad Adele che durante la notte era stata poco bene e chiederle la cortesia di annullare gli appuntamenti odierni. Quindi aveva espulso tutte le lacrime che il corpo era stato in grado di produrre, sperando che insieme a esse evaporassero anche i problemi simboleggiati.
Nieve diede un taglio ai ricordi, scrollò il capo e si decise a chiamare il paziente: prima iniziava, prima avrebbe finito.
 
Tratto dal romanzo "Antipodi", di Andrea Barillà, edito da CIESSE Edizioni.

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