giovedì 16 giugno 2011

Claustrofobia.

... Un senso di claustrofobia soffocante lo aggredì repentino, accendendogli nel petto la fiamma del panico. Lo associò al ricordo confuso dell’unica crisi di ansia che lo avesse mai colpito. Si trovava a lezione in Università. Senza il minimo preavviso aveva avvertito l’esigenza frenetica di fuggire; incapace di trattenersi, era sfrecciato fuori dell’aula neanche avesse visto una legione di fantasmi. Giunto in strada, i nervi si erano distesi in fretta e allora si era costretto a sorridere per esorcizzare l’accaduto. Lo stesso tipo di sorriso che adesso risorgeva sul volto, però fiacco e gravato dalla cinica consapevolezza che, quanto sperimentato ora, avesse origini del tutto diverse: questa volta non esisteva alcuna possibilità di fuga.
Fu squassato da un tremori violenti e incontrollabili. L’eventualità di morire lentamente, murato vivo in un freezer naturale a misura d’uomo, si prospettava a un orizzonte troppo attiguo. Pensò al sogno dal quale era appena uscito per ritrovarsi in un incubo addirittura peggiore. La pulsione omicida si era dispersa come fumo nel vento. Adesso provava solo il desiderio di contemplare per un ultima volta il sorriso di Luisa.
 
 
Tratto dalla raccolta di racconti "Le inclusioni del diamante", di Andrea Barillà, edito da CIESSE Edizioni.

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