lunedì 19 dicembre 2011

Fobie blog tour - ottava tappa

 



Il progetto «Fobie. Autori disadattati, “in cura da” Alessandro Greco» è una silloge di racconti che tratta, con l’arma dello humor, il tema delle fobie. Gli autori hanno scelto una fobia a piacere e redatto un racconto con un inizio, uno sviluppo e una fine, non necessariamente in quest’ordine. Il taglio dei brani è irriverente, caustico, tendente al grottesco.
Nella tappa odierna del blog tour, potrete gustare un’intervista doppia a Stefano Marino e Andrea Barillà: venghino, siori, venghino!

N.d.R. Dato che Stefano e io, a prescindere dall’indubbio talento, siamo esordienti e nessuno ha voluto intervistarci, abbiamo chiesto una cortesia al nostro giornalista immaginario, che ha accettato a patto di rimanere nell’anonimato.


Com’è andata la collaborazione con Alessandro Greco, il curatore dell’antologia?

S. M. Un disastro. Non voleva accettare il recapito del mio racconto tramite piccioni viaggiatori. Nonostante io abbia chiarito subito che sono tecnofobico. Ho dovuto buttare giù tanto di quel Diazepam, per riuscire a digitarlo tutto, non ti dico. Poi glielo inoltro via mail e il formato del file non va bene. E allora altro giro di Diazepam per convertire il file. Solo a pensarci, a quello che mi ha fatto passare, mi sento mancare.

A. B. Nel mio caso è andata abbastanza bene, ma posso capire Stefano. In prossimità della scadenza delle consegne, Greco è diventato particolarmente severo (dispotico), causandomi un principio di curatorementalefobia.


Che fobia hai scelto per il tuo racconto e perché?

S. M. Tecnofobia. Ero indeciso tra questa e fobofobia ma Sonia Dal Cason mi ha tolto dall’impiccio, scegliendo lei la seconda. Grazie tante Sonia. Più facile, far decidere agli altri. Tecnofobia, perché per ora me la cavo, ma a tendere diventerò un vecchio brontolone che si rifiuterà di utilizzare l’avanguardia della tecnica. Garantito che sarà così.

A. B. Ho scelto la counterfobia (la preferenza per una determinata fobia), perché mi piace l’idea che una persona sfrutti le proprie paure e tragga soddisfazione o addirittura piacere dalle situazioni che la spaventano, sviluppando così un metodo di convivenza con le fobie stesse.


Soffri di qualche fobia e, se sì, come la affronti?

S. M. Soffro di vertigini, è una fobia? Per il mio compleanno, un paio di anni fa, ero a Londra e la mia ragazza mi ha regalato un giro sul London Eye. Ci stavo tirando le bacchette, dentro a quella cabina del diavolo. Sai che bella figura di m. Al di là di questo, la cosa che più mi terrorizza è la solitudine. Ma ci sto lavorando, cercando di curare i rapporti. Tenermi stretto le persone che contano davvero. Andrea, tu non mi abbandonare mai, ok? Prometti!

A. B. Ho il terrore degli aerei e lo affronto evitando tassativamente di volare. Quando non posso farne a meno, una volta atterrato bacio la pista come il Papa in missione apostolica. Recentemente ho iniziato a soffrire di spreadfobia, del tutto irrazionale in quanto non ho ancora capito che cosa sia l’oggetto delle mie paturnie.
Va bene, Stefano, lo prometto. Tra fobici la solidarietà è d’obbligo.


Perché una antologia di racconti? Sono meno appassionanti dei romanzi!

S. M. Occhio perché un racconto scritto come Dio comanda è una perla. Il fatto che lo sviluppo sia più breve rispetto a un romanzo, non significa che la narrazione debba necessariamente essere semplicistica o meno articolata. Al contrario, un bel racconto è un concentrato di significati, emozioni, chiavi di lettura di quanto ci circonda. Tutto in una manciata di pagine. Stupendo, non credi? Per lo stesso motivo, mi piace tanto scrivere racconti. Perché richiedono di mantenere alto il ritmo della narrazione. Richiedono di centellinare le parole, levigare le frasi, sgrassare il significante del superfluo.

A. B. Non posso che sottoscrivere quanto detto da Stefano. La sintesi è un dono e attraverso i racconti si ha la possibilità di usufruirne, magari provando ancora più empatia.
A prescindere da questo, collega, sai bene che inizialmente il progetto prevedeva l’uscita di un’antologia di romanzi, scritti da ciascun autore che abbia dato il proprio contributo per Fobie. L’Editore Folle, Carlo Santi, esigeva che Alessandro Greco vendesse porta a porta l’enciclopedia che ne sarebbe venuta fuori e lui ha avuto una gran paura...


Ora che sei un esperto di fobie, se potessi appioppare una fobia a qualcuno, quale sarebbe e a chi la accolleresti?

S. M. Beh, beh, aspetta che preparo la lista. Augurare il male non sarà bello ma è edificante. E poi non necessariamente una fobia la si deve augurare a qualcuno con un cattivo proposito. Ci sarebbero tante cose di cui sarebbe bene essere fobici. Ma visto che sono qui in sala e mia cognata mi sta massacrando l’anima per vedere il Grande Fratello, ti tiro fuori un cliché da intellettualoide – che tu sai non sono – : un po’ di sana fobia per questa passione morbosa, impicciona, dequalificante per l’ostentazione e la spettacolarizzazione delle emozioni. Perché personalmente mi deprime. Forse parlare di telefobia sarebbe riduttivo. Diciamo impiccionofobia. Un po’ per tutti, si intende. L’ho già scritto sopra che diventerò un vecchio brontolone e fuori dal suo tempo, non è vero?

A. B. Grazie per la domanda (finalmente ho potuto dirlo, non pare vero). Dunque, in questa precisa fase dell’esistenza mi darebbe una discreta soddisfazione che le persone avide e irrimediabilmente disoneste patissero l’accumuloscelleratodiricchezzaepoterefobia.


Cosa ti aspetti da questa antologia?

S. M. Di vivere dei diritti d’autore. Mica scherzo, gli estratti che ho letto dagli altri racconti sono notevoli. Anche se mi ha fatto dannare, il Curatore non sparava fregnacce quando autocelebrava la sua raccolta. Non vedo l’ora di leggerli tutti. Sarebbe bellissimo poi conoscere gli autori. Magari alla festa per il milione di copie vendute. Tutti attorno a un tavolo, con Curatore Mentale ed Editore Folle, a condividere la cosa che – sono sicuro – per tutti è la passione più grande: buttare parole sopra a un foglio.

A. B. Dato che il collega ha tirato in ballo il vile denaro, che a me non interessa assolutamente, ne approfitterò per dichiarare che mi accontento dell’effetto terapeutico che ho sperimentato nello scrivere il racconto. Anche l’idea della cena tra autori è allettante, oltretutto Stefano non è potuto venire alla prima del libro e mi piacerebbe vederlo brillo.

 
Tutto qui?

S. M. Mi si conceda un pensiero, che per chi mi conosce sa che non è una leccata di culo. Ad Ale, c’è davvero da essere soddisfatti per il lavoro che hai fatto. Alle persone che sono la CIESSE edizioni, grazie per averci creduto. In me e in tutto.

A. B. Certo, che è tutto qui: ho appena recitato l’elogio della sintesi!



Il Fobie Blog Tour continuerà con la nona tappa mercoledì 21 dicembre, sul portale Web dell’Editore Folle.



lunedì 20 giugno 2011

Nascita.

... Solo allora si ricordò del marito, spettatore ammutolito di fronte alla grandiosità degli eventi. Nel momento in cui voltò la testa, vide le stesse, potenti sensazioni trasparire dallo sguardo di Enrique, che durante la gravidanza aveva dormito al suo fianco con un occhio aperto ed entrambe le orecchie tese; la sua era l’espressione sfavillante di chi abbia contribuito a realizzare qualcosa d’immenso, di quanti si siano impegnati per fare del loro meglio, immedesimandosi appieno in un’altra persona. Cercò con insistenza gli occhi estasiati, inorgogliti. Quando se ne accorse, il compagno interruppe la contemplazione e le posò una mano sulla spalla madida di sudore. Nello stesso tempo sfiorò con cautela la schiena del fagotto, dando origine ideale a un cerchio perfetto, il cui piccolo arco mancante era miracolosamente giunto.
«È un bel maschietto.»
«Lo vedo» rispose con voce rotta.
«È perfettamente sano, anche se la sua nascita rappresenta qualcosa d’indiscutibilmente inusuale» aggiunse il dottor Delgado, scosso nonostante l’esperienza ventennale gli imponesse di sposare la calma.
«L’importante è che sia qui, in salute» replicò annuendo decisa, rivolta più a se stessa che al ginecologo.
«Dobbiamo procedere con i primi controlli sul neonato» proseguì il medico. Enrique gl’indirizzò uno sguardo speranzoso. «Se vuole, può accompagnare l’infermiera» lo accontentò Delgado. Il padre assentì grato, poi diresse un’occhiata altrettanto ottimista verso Danita.
 
Tratto dal romanzo "Antipodi", di Andrea Barillà, edito da CIESSE Edizioni.

domenica 19 giugno 2011

Al cellulare.

... «Sebastiano?»
«No, signora Nai: sono il dottor Tabelli.»
Lei sentì un brivido attraversarle la colonna vertebrale.
«Dov’è mio marito?»
«Speravo me lo dicesse lei. Ha lasciato la redazione due ore fa, subito dopo avermi mandato a quel paese.»
Milena rimase pietrificata.
«Sta dicendo sul serio?»
«Sì.»
«Dov’è andato?»
«Come sopra. Quando lo vede, gli dica che – se ritiene – può contattarmi per porgere le scuse a me e ai coll…»
«Grazie, dottor Tabelli, riferirò senz’altro» lo interruppe portando una mano alla fronte. Quindi si mise a singhiozzare tra l’indifferenza dei passanti. Allorché la crisi fu superata, rialzò lo sguardo e vide transitare quattro camionette verdi. Il pensiero di Luca tornò a essere predominante; doveva raggiungerlo al più presto, per poi elaborare un ragionamento lucido. Il cellulare iniziò a squillare facendola sobbalzare.
 
 
Tratto dal romanzo "Sette giorni", di Andrea Barillà, edito da CIESSE Edizioni.

venerdì 17 giugno 2011

Alter ego.

... L’altro entrò in casa ghignante. Il pendolo alla parete si arrestò. La madre lo attendeva nella sala, le dita delle mani intrecciate. «Il tempo è giunto, figlio mio» mormorò inginocchiandosi. Poi scoppiò in lacrime. Lui avanzò tendendole la mano. La donna l’agguantò e la baciò con foga, bagnandola del proprio pianto.
«Sì. Finalmente.»
Mentre rispondeva alla madre china di fronte a sé, le iridi s’iniettarono di sangue e le pupille, nonostante la penombra, si fecero piccole come quelle di un gatto alla piena luce del sole. Il potere non era mai stato così grande. La necessità di manifestarlo mai così urgente. Il padre fece capolino alle loro spalle e, osservata la scena, scappò in camera da letto. Quando vi giunse, trafelato, estrasse dal comodino un rosario che iniziò a sgranare febbrilmente, nella speranza che le preghiere potessero compensare la sua insanabile codardia e, il Signore li aiutasse, impedire l’inevitabile. Nel frattempo la casa incominciò a tremare fin nelle fondamenta.
 
Tratto dalla raccolta di racconti "Le inclusioni del diamante", di Andrea Barillà, edito da CIESSE Edizioni.

giovedì 16 giugno 2011

Claustrofobia.

... Un senso di claustrofobia soffocante lo aggredì repentino, accendendogli nel petto la fiamma del panico. Lo associò al ricordo confuso dell’unica crisi di ansia che lo avesse mai colpito. Si trovava a lezione in Università. Senza il minimo preavviso aveva avvertito l’esigenza frenetica di fuggire; incapace di trattenersi, era sfrecciato fuori dell’aula neanche avesse visto una legione di fantasmi. Giunto in strada, i nervi si erano distesi in fretta e allora si era costretto a sorridere per esorcizzare l’accaduto. Lo stesso tipo di sorriso che adesso risorgeva sul volto, però fiacco e gravato dalla cinica consapevolezza che, quanto sperimentato ora, avesse origini del tutto diverse: questa volta non esisteva alcuna possibilità di fuga.
Fu squassato da un tremori violenti e incontrollabili. L’eventualità di morire lentamente, murato vivo in un freezer naturale a misura d’uomo, si prospettava a un orizzonte troppo attiguo. Pensò al sogno dal quale era appena uscito per ritrovarsi in un incubo addirittura peggiore. La pulsione omicida si era dispersa come fumo nel vento. Adesso provava solo il desiderio di contemplare per un ultima volta il sorriso di Luisa.
 
 
Tratto dalla raccolta di racconti "Le inclusioni del diamante", di Andrea Barillà, edito da CIESSE Edizioni.

mercoledì 15 giugno 2011

Angoscia.

... Le sensazioni ignote che lo avevano accompagnato negli ultimi due giorni non conoscevano tregua. Saggiava una costante pressione sul cuore, quasi un chirurgo sadico gli avesse impiantato un palloncino che continuava a gonfiarsi, ora dopo ora. Aveva la perenne necessità di andare in bagno. Provava un terrore atavico all’idea di lasciare l’appartamento per prendere una boccata di aria fresca, fare la spesa, andare al lavoro. Sentiva il bisogno di concentrare la mente su un pensiero specifico, senza però riuscire a raccogliersi per più di cinque minuti consecutivi. Viveva nel costante timore che qualcuno potesse puntargli il dito contro, aggredirlo, seppure consapevole che l’eventualità fosse la più legittima ed equa di tutte.
 
Tratto dal romanzo "Sette giorni", di Andrea Barillà, edito da CIESSE Edizioni.

lunedì 13 giugno 2011

Disinganno.

... Il tempo d’inserire la freccia e aveva visto il miserabile sbaciucchiare con foga una donna. Presumibilmente era la proprietaria della seconda auto, la cui portiera era rimasta spalancata nell’impeto dell’incontro clandestino.
A quel punto aveva tirato diritto, sentendo la voce dell’infame assicurarle che si trattava della sorella e che, al solito, aveva frainteso. Un secondo dopo aveva percepito anche il lamento di una sirena; nello specchietto retrovisore era comparsa una volante, che a raffiche di abbaglianti le ordinava di accostare, prima che ci fosse bisogno di sparare alle gomme del macinino. Dopo i controlli di routine gli agenti l’avevano lasciata andare, consigliandole di bere una camomilla al bar che avevano appena superato.
Lei aveva ripreso il viaggio con le mani tremanti e una sensazione di disfatta sulle spalle. Una volta rincasata, aveva telefonato in studio per riferire ad Adele che durante la notte era stata poco bene e chiederle la cortesia di annullare gli appuntamenti odierni. Quindi aveva espulso tutte le lacrime che il corpo era stato in grado di produrre, sperando che insieme a esse evaporassero anche i problemi simboleggiati.
Nieve diede un taglio ai ricordi, scrollò il capo e si decise a chiamare il paziente: prima iniziava, prima avrebbe finito.
 
Tratto dal romanzo "Antipodi", di Andrea Barillà, edito da CIESSE Edizioni.

venerdì 10 giugno 2011

Amici.

... Una volta sotto il portone dell’amico, smontò dal mezzo controllando ossessivamente i dintorni. Il tizio aveva un accento strano: veniva da fuori, parecchio fuori. Premette sul tasto del citofono, cercando di scacciare l’immagine di Henderson ma sentendo addosso le sue iridi, grigie come l’oceano sovrastato dalle nuvole. Dopo un pugno di secondi Clarissa gli rispose e lo avvisò che Miguel stava scendendo. Lui la salutò con trasporto disattento. L’amico giunse vestito in tuta, soppesando nella destra le chiavi della Bmw. L’automobile, parcheggiata in prossimità del passo carraio, era talmente pulita da sembrare lavata con la lingua e lucidata con olio di gomito.
«Sicuro che sai guidarla?» lo apostrofò Gazzetta.
«Ho sempre sognato di poterlo fare.»
«Stai da cani con i baffi, Leonarduccio. Non sapevo che al posto delle lenti utilizzassi due fondi di bottiglia e quella cravatta! Ti scongiuro!»
Provò l’impulso di stringergli le mani al collo, non per i commenti estetici ma per il nomignolo che lo faceva inviperire. Quindi allargò il sorriso quanto poté.
«Lo sai che mi sto facendo violenza, vero?» proseguì l’altro, ignaro della tensione pronta a erompere. Leo annuì fingendosi mortificato.
«Sai anche che lo sto facendo solo perché me lo hai chiesto tu? Che a chiunque altro avrei risposto picche?»
«Te ne sono infinitamente grato, Miguel.»
«Stamani ho fotografato la carrozzeria della piccola: mi aspetto che torni all’ovile tale e quale a quando l’ha lasciato!»
«Dallo per certo.»
Gazzetta gli consegnò le chiavi con aria solenne, quasi simboleggiassero la loro amicizia.
 
Tratto dal romanzo "Antipodi", di Andrea Barillà, edito da CIESSE Edizioni.

Bambini.

... Milena ci aveva azzeccato un’altra volta: il piccolo stava crescendo. Si stava trasformando in un individuo in costante balia di sentimenti e pulsioni. Sebastiano avrebbe preferito si fosse trattato di una proroga della guarigione, molesta ma destinata a esaurirsi, invece era la Natura che doveva fare il proprio corso.
«Su, non dire così. Lascia passare qualche giorno e vedrai che cambierai idea. In fin dei conti non è successo nulla.»
«Sì, invece! Lo odio!»
Sebastiano sussultò sul sedile e si volse verso Luca: aveva le gote arrossate e guardava fisso davanti a sé. Il figlio non aveva mai avuto impeti di rabbia o, almeno, lui non ne ricordava di così eclatanti. Non credeva neppure che conoscesse la parola ‘odio’ e sapesse utilizzarla in modo appropriato. Senza dubbio la personalità in erba stava subendo uno scombussolamento; ciò significava una nuova sfida d’affrontare con paterna maturità, dopo circa due anni di tregua emotiva. Deglutì sentendo in fondo alla gola il sapore di un sangue antico e inesistente.
 
Tratto dal romanzo "Sette giorni", di Andrea Barillà, edito da CIESSE Edizioni.

mercoledì 8 giugno 2011

Sicari.

... «Va’ all’inferno! Non ci penso neanche a spiegarti le mie ragioni. Con il cervello da primate che ti ritrovi non le potresti capire» ribatté sfidandolo con lo sguardo: l’unica speranza era fargli perdere le staffe. Cartuccia serrò la mascella squadrata. «Siediti sulla poltrona, idiota! Visto che vuoi fare il duro, allora ci divertiremo a modo mio. Siediti
Luca lo assecondò, lasciandosi cadere sulla poltrona. Il sicario gli lanciò una corda che aveva appena estratto dall’interno della giacca. Con la destra impugnava una pistola dotata di silenziatore. «Legati le gambe!»
Obbedì con apparente rassegnazione.
«Ho saputo che durante l’ultimo incarico ti è capitato un imprevisto. Solleva la manica. Coraggio!»
Lui eseguì l’ordine sempre più stupito; dovevano avergli infilato una cimice nel sedere, non poteva esserci altra spiegazione. L’altro ficcò la mano libera nella tasca dei pantaloni facendola uscire armata di un serramanico, come in un gioco di prestigio per maniaci. «Togli il cerottone. Forza!»
 
 
Tratto dalla raccolta di racconti "Le inclusioni del diamante", di Andrea Barillà, edito da CIESSE Edizioni.

domenica 5 giugno 2011

‘Dante’s’.

... ‘Dante’s’ era un piccolo ristorante con un paio di note di merito: si trovava a un solo isolato dall’albergo e il proprietario, cultore sfegatato di tutto quanto riguardasse gli Stati Uniti d’America, aveva concepito il locale in modo che le pietanze potessero essere consumate, oltreché sui canonici tavoli, anche sul lungo bancone dirimpetto alle cucine, in perfetto stile yankee. Lui era particolarmente interessato all’ultima caratteristica, che gli avrebbe concesso l’opportunità di scambiare quattro chiacchiere con il suddetto Dante, inguaribile logorroico, recuperando preziose informazioni sul paese e su quella dimensione.
Entrò nel locale e si diresse circospetto verso il banco. Notò che il posto era quasi vuoto. Era parecchio strano. Il Dante’s del suo mondo era assai frequentato a qualsiasi ora, anche negli ultimi tempi, come confermatogli dai genitori in diverse occasioni. Individuò il proprietario e constatò che (non sapeva se sentirsi sollevato o esserne intimorito) sembrava il solito di sempre. Tirò dritto, percependo su di sé gli sguardi dei pochi avventori.
 
 
 
Tratto dalla raccolta di racconti "Le inclusioni del diamante", di Andrea Barillà, edito da CIESSE Edizioni.

sabato 4 giugno 2011

Intervista.

... «Non capisco come sia possibile fare una cosa del genere» postillò il giovane al termine del racconto «I poliziotti hanno trovato una bottiglia d’alcol vuota a qualche metro di distanza. Gli hanno dato fuoco di proposito, si rende conto?»
Nazario simulò uno sguardo mesto e gravido d’indignata consapevolezza. «Sono incappato in altri casi simili, negli ultimi mesi. Gli investigatori sospettano si tratti di giovanotti della Milano bene in cerca di emozioni forti.»
L’altro strabuzzò gli occhi.
«È pazzesco da credersi, vero? Come si suol dire: succede anche nelle migliori famiglie. Li prenderanno. Quei miserabili hanno le ore contate. Grazie per la collaborazione e scusi se l’ho trattenuta oltre il necessario.»
Il ragazzo levò le tende muovendosi alla maniera di un burattino, senza nemmeno chiedergli per quale testata scrivesse. Lui raggiunse lo sportello dell’autolettiga e bussò sul finestrino. Il conducente lo abbassò prontamente.
«Ce la farà?» gli domandò senza bisogno di fingersi preoccupato.
«Non credo, amico. Servirebbe un miracolo.»
«Una vera tragedia.»
Detto ciò, si complimentò anche con il volontario della Croce Rossa e si diresse verso la Mercedes.
 
 
Tratto dal romanzo "Sette giorni", di Andrea Barillà, edito da CIESSE Edizioni.
 
 

venerdì 3 giugno 2011

Kiwi.


... Alla lunga l’abitudine notturna gli aveva permesso di familiarizzare con la maggior parte dei giocatori quotati, che partecipavano ai tornei dove si avanza grazie a rocchetti di fiche da migliaia di dollari. Adesso che faceva mente locale, il ceffo inconfondibile di Henderson lo aveva già visto. «K-Kiwi?» domandò timidamente.
«Che il diavolo mi porti! La mia notorietà ha valicato oceani e continenti! Sì, di fronte a te c’è Thomas Henderson, in arte ‘Kiwi. È mio dovere avvertirti che l’appellativo non l’ho scelto di spontanea volontà, bensì mi è stato affibbiato da un’equa rappresentanza di appassionati, giornalisti e falliti del mestiere. Personalmente mi fa rimettere, ma siccome non esiste speme di sopprimere ciò che è entrato nell’immaginario collettivo, mi tocca sopportare in silenzio. Solo quando ci sono obbligato: in tutti gli altri casi non voglio sentire ragioni. Scordati del soprannome e chiamami Thomas.»
«Non c’è problema. Tra l’altro non replicheremo la chiacchierata aulica, perciò, Thomas… o adesso o mai più.»  


Tratto dal romanzo "Antipodi", di Andrea Barillà, edito da CIESSE Edizioni.

giovedì 2 giugno 2011

Il mercante.

... Il sorriso di Moreno si allargò in maniera innaturale, come se il dentista di fiducia avesse dimenticato di rimuovere il divaricatore dalla spelonca che gli si apriva sotto il naso. «Sono certo che non sarà necessario, signor Ortega. Mi permetta d’invitarla nell’ufficio.»
Con un elegante movimento del braccio gli indicò il piccolo passaggio situato nella parete opposta all’ingresso. Quindi lo precedette oscurando la visuale. Leo ne approfittò per azionare il registratore, che aveva un’ora di autonomia. Superato il corridoio svoltarono a destra ed entrarono nel lussuoso ufficio padronale. Vicino all’ampia finestra troneggiava una scrivania d’epoca, le cui dimensioni erano commisurate alla stazza del discendente di Golia. Decine di quadri addobbavano le pareti: non esisteva un solo spicchio di rinzaffo che non fosse celato da una tela. Leo si lasciò cadere sulla poltrona di pelle. Lo stesso fece Moreno, mettendo a dura prova la robustezza della seduta. Il mercante incrociò le mani e avvicinò alle labbra gli indici uniti. «Direi di entrare nel merito della visita. Sono curioso di sapere se sarò in grado di accontentare una persona dalle idee così chiare.»
 
 
Tratto dal romanzo "Antipodi", di Andrea Barillà, edito da CIESSE Edizioni.

mercoledì 1 giugno 2011

Dal Venerabile.

... «Signor Hassan?»
Il separé si aprì come sospinto dal vento e il Venerabile apparve in tutta l’adiposa concretezza. Ai fianchi altre due seguaci, anch’esse vestite di veli, in netta antitesi con il tutone indossato da Hassan. L’uomo dedicò una breve occhiata alle sostenitrici della causa, le quali scattarono dileguandosi in direzione della collega che aveva accolto Sebastiano.
«Carissimo: è sempre un piacere vederla» gli diede il benvenuto il padrone di casa.
«La ringrazio di cuore anche se, come immaginerà, oggi sono qui per dare avvio alla fase finale della collaborazione.»
Le sopracciglia folte del Venerabile si aggrottarono fino quasi a coprirne gli occhi nocciola. L’uomo si passò una mano sul cranio calvo, poi il volto fu di nuovo invaso da un sorriso che impegnava ogni muscolo facciale. Lui non poté che rispondergli a tono.
So come riesci a conquistarle. Mi auguro solo che non ci siano minorenni, in questo posto.
«Si metta comodo» disse Hassan indicando una serie di cuscinoni gettati per terra apparentemente a caso. Lui ne scelse uno laterale. L’altro rimase in piedi e si mise a fissarlo con gli occhi ammaliatori, le mani in grembo, le dita intrecciate. Sebastiano sostenne lo sguardo per qualche istante, quindi lo fece vagare alle spalle del Venerabile. 

Tratto dal romanzo "Sette giorni", di Andrea Barillà, edito da CIESSE Edizioni.

martedì 31 maggio 2011

In aereo.

... Si avvicina leggermente, proponendomi uno sguardo complice. «Se posso darle un consiglio, non dia ascolto a chi le dice che alla lunga ci si abitua: prenda l’aereo solo se strettamente necessario.»
«È una questione di forza maggiore!» rispondo ravviandomi i capelli «Sono stata invitata da mio fratello e non ce l’ho fatta a dire di no. Dunque, eccomi qua, pronta a sacrificarmi per la famiglia!»
«Eh già. Quando ci sono di mezzo gli affetti, ci si ritrova con una pistola puntata alla tempia. Difficile trovare un’alternativa valida.»
Mentre parla, noto che la palpebra destra gli trema impercettibilmente. Dev’essere un tic, quando sono sotto stress capita anche a me, soprattutto in prossimità di un esame.
«Capisco cosa intende, anche se non la metterei giù così dura. In ogni caso ormai è troppo tardi per i ripensamenti!» chioso, cercando di mantenermi disinvolta.
«Vero. A questo punto ci siamo!» conviene guardandosi attorno «Tra poco si rulla!»
 
 
Tratto dalla raccolta di racconti "Le inclusioni del diamante", di Andrea Barillà, edito da CIESSE Edizioni.

lunedì 30 maggio 2011

Amnesia.

... Un’idea semplice e risolutiva si fece largo nella mente: il cronocellulare. Sollevò la manica della camicia, tirando un sospiro di sollievo nel vedere il Panasonic saldamente assicurato al polso. Sfiorò l’icona della rubrica con l’indice, ma la traboccante speranza fu spazzata via, quando prese atto che nessun numero risultava registrato.
D’istinto, mosse la mano verso la tasca dei pantaloni e sentì la rassicurante presenza del portafoglio. Lo estrasse e, già da chiuso, notò un mazzetto di banconote che faceva capolino dai bordi in pelle staminale pregiata. Lo aprì, constatando che oltre ai contanti, una piccola fortuna, il portamonete conteneva una tessera multifunzione. La faccia nella fotografia tridimensionale apparteneva senza dubbio al tizio della vetrina, il cui nome risultava essere Alfonso Soriani, di professione ‘Guida spirituale’.
 
 
Tratto dalla raccolta di racconti "Le inclusioni del diamante", di Andrea Barillà, edito da CIESSE Edizioni.

domenica 29 maggio 2011

Internet.

... Entrò nella pagina principale riguadagnando in un lampo l’eccitazione precedente. Il monitor tradusse il codice binario nella presentazione del centro. All’interno di una cornice composta di istantanee mostranti prati in fiore, cascate spumeggianti, morbide colline, facce distese e sorridenti, era inserita una descrizione della struttura, come pure dei servizi offerti. A tre quarti dell’introduzione veniva citato G. V. – classe 1962, milanese – quale fondatore benemerito e direttore della clinica privata: la migliore in Europa in termini di efficacia. Nome e cognome rappresentavano anche un collegamento ipertestuale. Sebastiano lo lanciò, provando la sensazione dell’arciere che ha appena scoccato la freccia diretta al centro del bersaglio. Quando comparve la foto dell’ideatore, sentì la pressione precipitare fino ai piedi. Per un istante la realtà si distorse ronzando e lui ringraziò di essere ancorato alla sedia.


Tratto dal romanzo "Sette giorni", di Andrea Barillà, edito da CIESSE Edizioni.

sabato 28 maggio 2011

Dopo sbronza.

... Al risveglio si chiese se per caso avesse trascorso la serata a un concerto di death metal: il cervello batteva contro il cranio nel tentativo di crearsi ulteriore spazio e le orecchie ronzavano incessantemente, come se avesse passato ore intere di fianco a un muro di amplificatori. L’emicrania però era di un genere diverso; non gli pareva di avere sognato, perciò doveva essere il classico mal di testa da sbronza intercontinentale.
Tentò di alzarsi. Comprese che l’operazione sarebbe stata più complessa del previsto. Si posizionò su un fianco, in attesa che le percussioni smettessero di proporre bis a iosa. Trascorsi cinque minuti si sentì meglio; quantomeno riusciva a tenere gli occhi aperti senza che aghi di luce li trafiggessero, simili a un tormento infernale.
Non rammentava nulla di quanto successo. I ricordi arrivavano fino al momento in cui aveva lasciato casa dei suoi, poi la strada asfaltata della memoria s’interrompeva innanzi a un precipizio nascosto da una coltre di bruma. Una bottiglia vuota giaceva sul pavimento, indizio impietoso di quanto accaduto. Doveva averci dato parecchio dentro, perché lui con le tapparelle sollevate non riusciva a dormire e in quel momento il bagliore invadeva la camera senza incontrare ostacoli. Concluse che, con ogni probabilità, una volta terminato il baccanale solitario si era trascinato sui gomiti fino al giaciglio, dove aveva perso i sensi.
Concesse una sbirciata al proprio corpo mantenendo immobile la testa; manovrare gli occhi verso il basso gli provocò una fitta di dolore, però gli permise di accertare che in effetti era ancora vestito di tutto punto.
Elementare, Watson. Chiamatemi aquila rossa, non per il piumaggio purpureo ma per la devozione al nettare degli dei.


Tratto dal romanzo "Antipodi", di Andrea Barillà, edito da CIESSE Edizioni.

venerdì 27 maggio 2011

Visita medica.

... «Inizieremo con un piccolo esame per verificare la capacità di eseguire un comando complesso. Si rilassi, metta il pollice destro sull’orecchio sinistro e tiri fuori la lingua.»
Leo effettuò la manovra sentendosi un alcolista pizzicato dalla stradale.
Ha capito che non sono un piedipiatti e me la fa pagare ridicolizzandomi.
La Ledesma raggiunse un mobiletto metallico, sopra il quale facevano bella mostra alcuni attrezzi del mestiere. Estrasse da un cassetto tre scatole rotonde dalle dimensioni di una candela tagliata a fette, le liberò dal coperchio e ne appoggiò una sul ripiano di acciaio. «Adesso le farò fiutare il contenuto di queste scatolette. Dovrebbe dirmi a cosa associa l’odore. Si tappi la narice destra.»
Terminata la frase, attese che effettuasse quanto richiesto, poi gli piazzò la scatola sotto il naso. L’aroma era decisamente familiare; lui diede fiato alle trombe per verificare se ci avesse azzeccato. «È caffè.»
La Ledesma non commentò e appoggiò la prima sorpresa sul lettino. «Adesso si tappi l’altra.»
La donna gli piazzò l’ulteriore scatoletta sotto la narice libera. L’odore si fece strada con prepotenza fino a lambirgli il cervello.
«Aglio!» esclamò come durante un gioco a premi. Lei non fiatò e depose anche la seconda sorpresa. Leo iniziò a temere che la terza contenesse guano fresco di giornata. Fortunatamente la specialista parve soddisfatta e non gli propose un’ultima sniffata. Raggiunse nuovamente il pianale degli arnesi per recuperare una sorta di penna, che accese e gli puntò contro l’occhio destro: a lui parve che stesse piantando uno stiletto direttamente nel nervo ottico.


Tratto dal romanzo "Antipodi", di Andrea Barillà, edito da CIESSE Edizioni.

L'incontro.

... Sebastiano varcò l’ingresso senza guardarsi indietro. Montando su per le scale, ebbe la sensazione di salire i gradini alla moviola. La gola era somigliante al cratere di un vulcano apparentemente sopito e la bocca sembrava ricoperta di un sottile strato di talco. Ogni percezione risultava distorta dai battiti del cuore, sordi e irregolari. Completata la prima rampa, udì la porta aprirsi e conobbe di nuovo la paura. Abbassò la testa e avanzò lentamente, fino a quando nella visuale irruppero le pantofole del dominatore dei suoi incubi.
«Buongiorno, signor Nai.»
Lui chiuse gli occhi immaginando se stesso pallido, smunto, quindi li riaprì e iniziò a farli scorrere lungo le gambe vestite di jeans, l’addome fasciato da un pullover grigio, il braccio teso nella più comune delle formalità. Cercò la forza necessaria per proseguire, centimetro dopo centimetro, in attesa di contemplare il volto del demonio, le zanne gialle e prominenti, gli occhi come forni crematori.
Quando accadde, Sebastiano restò di stucco.


Tratto dal romanzo "Sette giorni", di Andrea Barillà, edito da CIESSE Edizioni.