mercoledì 25 maggio 2011

G. V.

... «Ai tempi ero un giovane irresponsabile, senza ideali e ambizioni. Non che fossi viziato. I miei genitori erano all’antica e non avrebbero permesso che crescessi senza valori: semplicemente ritenevo che tutto mi fosse dovuto. Ero al primo anno di università e il mio obiettivo era superare il numero di esami sufficiente per posticipare la leva. Avevo da poco scoperto l’alcol, ma non ne ero dipendente; passavo intere settimane senza bere e non mi piaceva farlo da solo. Quel sabato avevo appena litigato con mio padre, che mi rimproverava gli scarsi risultati nello studio. Non era la prima volta che accadeva, tuttavia in quell’occasione la critica mi parve ingiusta. Dopo che se ne fu andato decisi di dargli un motivo valido per essere infuriato e scolai tre lattine di birra a stomaco vuoto. Quindi afferrai le chiavi della sua macchina nuova – una sportiva – e andai a fare un giro. La vettura era dotata di un motore potente ed elastico. Quanto tracannato fece subito effetto e io mi misi a correre, sedotto da come la spider rispondesse con prontezza ai comandi. Poi perdetti il controllo. Mi dispiace tantissimo.»

Tratto dal romanzo "Sette giorni", di Andrea Barillà, edito da CIESSE Edizioni.

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